Guida al diamante 1 carato prezzo usato: valore, fattori e consigli

Il prezzo di un diamante usato da 1 carato non è un numero fisso scritto sulla pietra, ma un intervallo di valore che cambia a seconda della qualità, della certificazione e, ovviamente, delle correnti di mercato. Per dare un'idea, il suo valore può spaziare da circa 5.000 euro fino a superare i 18.000 euro per gli esemplari più belli. Capire questo è il primo passo per non sbagliare una valutazione e cogliere il suo reale potenziale economico.

Capire il prezzo di un diamante usato da 1 carato

Determinare quanto vale un diamante da un carato che ha già avuto una storia è un po' come risolvere un puzzle. Ogni singola caratteristica è un pezzo che, incastrato con gli altri, definisce il quadro finale del prezzo. Non c'è una risposta universale, perché ogni pietra è un mondo a sé, con una combinazione di dettagli che la rende unica. Il peso, certo, è importante, ma è solo il punto di partenza.

Pensa a due diamanti dello stesso peso. Potrebbero avere valori completamente diversi. È lo stesso che accade con le auto d'epoca: due modelli identici, stesso anno di produzione. Una è stata tenuta in garage, curata maniacalmente e con pochi chilometri. L'altra ha visto più mondo, con qualche graffio e un motore che ha bisogno di attenzioni. Il loro valore sul mercato non sarà neanche lontanamente paragonabile. Ecco, per i diamanti vale esattamente lo stesso principio.

I fattori chiave della valutazione

Quando un gemmologo esperto valuta un diamante usato, segue un'analisi precisa e oggettiva di diversi elementi. Questi fattori non si limitano a definire la bellezza della gemma, ma ne stabiliscono anche la rarità e, di conseguenza, il suo valore nel mercato secondario.

I punti fermi sono questi:

  • Le 4C (Carat, Cut, Color, Clarity): Sono la carta d'identità del diamante. Il peso (Carat), la maestria del taglio (Cut), l'assenza di colore (Color) e il grado di purezza interna (Clarity) sono le fondamenta di qualsiasi stima.
  • La certificazione gemmologica: Un certificato emesso da un laboratorio autorevole e riconosciuto (come IGI, GIA o HRD) funziona come un passaporto. Garantisce nero su bianco l'autenticità delle caratteristiche e dà una sicurezza fondamentale a chi compra.
  • Lo stato di conservazione: Anche il più piccolo graffio, una scheggiatura o un'abrasione possono ridurre parecchio il valore. Perché? Perché per eliminarli sarebbe necessario un nuovo taglio, e questo comporterebbe una perdita di peso, quindi di valore.

Il mercato italiano dei diamanti, in particolare, è molto esigente su questi dettagli. Dalle analisi di settore emerge che un diamante da 1 carato con caratteristiche nella media, poniamo una purezza VS2, può avere una quotazione di partenza che si aggira intorno ai 5.000-6.000 euro.

Tabella riassuntiva dei fattori di prezzo

Per avere un quadro d'insieme ancora più chiaro, abbiamo preparato una sintesi dei fattori che pesano di più sul prezzo di un diamante da 1 carato usato e del loro rispettivo impatto sulla valutazione finale.

Fattori chiave che influenzano il prezzo di un diamante usato

Fattore di valutazione Descrizione Impatto sul prezzo
Le 4C Qualità intrinseca della pietra (taglio, colore, purezza e peso). Alto
Certificato Documento di un laboratorio riconosciuto che attesta le caratteristiche. Alto
Montatura Il design o il marchio del gioiello che ospita il diamante. Medio-Basso
Stato di conservazione Presenza di danni superficiali come graffi o scheggiature. Medio

Avere ben chiari questi elementi è il primo, fondamentale passo per affrontare con la giusta consapevolezza la vendita o l'acquisto di un diamante usato. Per restare sempre aggiornato sulle tendenze del mercato dei preziosi, ti consigliamo di leggere le nostre ultime notizie del settore.

Decifrare il codice delle 4C per una valutazione corretta

Per capire il prezzo di un diamante da 1 carato usato, bisogna prima di tutto imparare a parlare la sua lingua. E questa lingua è universale: le famose 4C. Questi quattro parametri — Carat (Carato), Cut (Taglio), Color (Colore) e Clarity (Purezza) — sono il DNA della gemma, le coordinate che ne definiscono il valore in modo oggettivo e riconosciuto in tutto il mondo.

Immaginale come i quattro pilastri che sorreggono il valore del tuo diamante. Basta che uno solo sia debole o di qualità inferiore, e l'intera struttura del prezzo ne risente. Padroneggiare questi concetti ti darà gli strumenti per leggere un certificato gemmologico con occhi diversi e capire cosa rende davvero preziosa la tua pietra.

Carat: il peso non è tutto

Il Carato (Carat) è l'unità di misura del peso, dove un carato corrisponde esattamente a 0,20 grammi. È spesso la prima caratteristica che salta all'occhio, ma è un errore pensare che sia l'unica cosa che conta. Un diamante da 1 carato non vale semplicemente il doppio di uno da mezzo carato; il prezzo sale in modo esponenziale, perché le pietre più grandi sono molto, molto più rare.

Attenzione però: il peso da solo non è garanzia di un valore elevato. Un diamante da 1 carato di qualità scadente può valere molto meno di uno più piccolo ma con taglio, colore e purezza eccezionali. Il carato definisce la stazza, ma sono le altre 3C a definirne la bellezza.

Cut: la scintilla nasce dal taglio

Il Taglio (Cut) è forse il fattore più importante e l'unico che dipende direttamente dalla maestria dell'uomo. Non parliamo della forma della pietra (tonda, a goccia, a cuore), ma della perfezione con cui le sue faccette sono state angolate e proporzionate per far danzare la luce.

Pensa al taglio come a un sofisticato gioco di specchi. Un taglio eccellente cattura ogni raggio di luce, lo fa rimbalzare al suo interno e lo spara verso l'alto, creando quella brillantezza e quel "fuoco" che lasciano senza fiato. Al contrario, un taglio mediocre fa "scappare" la luce dai lati o dal fondo, rendendo la gemma spenta e senza vita, non importa quanto sia grande o pura.

Un diamante con un taglio classificato "Excellent" o "Very Good" su un certificato IGI o GIA può valere fino al 25% in più rispetto a uno con taglio "Good" o "Fair", a parità delle altre caratteristiche.

Questa mappa riassume visivamente come le 4C, il certificato e il mercato si combinano per determinare il valore finale.

Diagramma che illustra i fattori chiave per il prezzo di un diamante usato: le 4C, il certificato e il mercato.

Come vedi, le 4C sono il punto di partenza, ma la loro oggettività è garantita solo da un certificato autorevole, e il tutto è poi calato nelle dinamiche del mercato attuale.

Color: l'importanza dell'assenza

Quando si parla di Colore (Color) in un diamante bianco, in realtà si sta valutando la sua assenza. La scala internazionale, infatti, va dalla lettera D (assolutamente incolore, la più rara e costosa) alla Z (colore giallo o marrone ben visibile).

  • D-F: Incolori. I più rari e pregiati. La differenza tra D, E ed F è quasi impossibile da cogliere per un occhio non allenato.
  • G-J: Quasi incolori. Un'ottima scelta per chi cerca il giusto compromesso tra bellezza e prezzo, perché ogni sfumatura di colore è difficilissima da notare una volta che la pietra è montata.
  • K-M: Giallo debole. Il colore inizia a farsi notare anche a occhio nudo.
  • N-Z: Giallo molto chiaro o chiaro. Qui la tonalità è evidente e l'impatto sul prezzo diventa davvero significativo.

Basta scendere di un singolo grado in questa scala per vedere una differenza di prezzo di migliaia di euro. Il salto di valore tra un colore G e un H, per esempio, pur essendo minimo a livello visivo, è notevole sul mercato.

Clarity: le impronte digitali della natura

Infine, la Purezza (Clarity) si riferisce alla presenza di imperfezioni. Quelle interne si chiamano inclusioni, mentre quelle superficiali blemishes. Non sono altro che piccole "impronte digitali" che la natura ha lasciato durante la formazione del diamante, miliardi di anni fa.

La scala di purezza valuta quante sono, dove si trovano e quanto sono visibili queste caratteristiche sotto una lente a 10 ingrandimenti. Si parte da Flawless (FL), completamente puro, per arrivare a Included (I1, I2, I3), dove le inclusioni sono evidenti a occhio nudo. Le categorie intermedie come VVS (Very, Very Slightly Included) e VS (Very Slightly Included) indicano imperfezioni talmente piccole da essere invisibili senza un microscopio, e rappresentano spesso l'equilibrio ideale tra qualità e valore.

Perché un diamante usato vale meno di uno nuovo?

È una delle domande più comuni, e diciamocelo, anche una delle più frustranti per chi si ritrova a vendere un gioiello: "Come mai il mio anello non vale la cifra che ho speso in negozio?". La risposta sta tutta nella differenza abissale tra il mercato del nuovo e quello dell'usato, una dinamica che separa nettamente i diamanti da altri beni come l'oro.

Un diamante, purtroppo, perde una fetta importante del suo valore nel momento esatto in cui esce dalla gioielleria. Questo calo non ha nulla a che vedere con la qualità della pietra, ma è legato a una serie di fattori commerciali e fiscali che "gonfiano" il prezzo di listino. Capire come funzionano le cose è il primo passo per avere aspettative realistiche e non restare delusi.

I costi "invisibili" nel prezzo d'acquisto

Quando compri un diamante nuovo, non stai pagando solo il valore della gemma. Il prezzo finale che vedi sull'etichetta è la somma di tanti costi che il rivenditore deve sostenere e sui quali, giustamente, deve guadagnare.

Questi elementi includono:

  • Il margine commerciale: Ogni anello della catena, dal grossista al gioielliere, aggiunge il suo ricarico. E questa può essere una fetta consistente del prezzo.
  • L'IVA (Imposta sul Valore Aggiunto): In Italia parliamo del 22%, applicato sul prezzo totale. Questo importo va allo Stato e, semplicemente, svanisce nel mercato secondario.
  • I costi di gestione: L'affitto del negozio, gli stipendi, la pubblicità, le certificazioni… sono tutte spese che finiscono, in piccola parte, nel costo di ogni singolo gioiello.
  • Il valore del marchio: Se l'anello è firmato da una grande maison, una parte del prezzo è legata al prestigio del brand. Un valore che, però, è difficile da monetizzare quando si rivende.

Quando invece vendi lo stesso diamante, l'acquirente – che sia un commerciante o un privato – ragiona in un altro modo. A lui interessa solo una cosa: il prezzo di mercato della pietra nuda, stabilito dai listini internazionali all'ingrosso.

Il punto chiave è questo: il mercato dell'usato non tiene conto di tutti i costi aggiuntivi del negozio. Si concentra solo sul valore della materia prima, il diamante, basandosi su parametri oggettivi e quotazioni globali come il listino Rapaport.

Dal prezzo in vetrina al valore reale

Facciamo un esempio pratico per capirci meglio. Immagina di aver comprato un anello con un diamante da 1 carato a 10.000 €. Quel prezzo potrebbe essere composto così:

  1. Valore del diamante all'ingrosso: 4.500 €
  2. Costo della montatura in oro: 300 €
  3. Margine e costi del gioielliere: 3.400 €
  4. IVA al 22%: 1.800 €

La somma fa 10.000 €. Ma quando vai a rivenderlo, un compratore professionista partirà dai 4.500 € del valore all'ingrosso della pietra per farti la sua offerta. Ecco spiegato perché la differenza tra quanto hai speso e quanto realizzi è spesso così grande.

Questa dinamica è confermata dai numeri. In Italia, chi rivende un diamante da 1 carato deve aspettarsi una perdita che va dal 35% al 60% rispetto al prezzo pagato in negozio. E non è tutto: le recenti turbolenze economiche hanno indebolito ulteriormente il mercato dell'usato, con cali che hanno superato anche il 25%. Se vuoi approfondire queste dinamiche, puoi leggere questo articolo sul costo di un brillante usato.

Attenzione, questo non significa che il tuo diamante non abbia valore. Significa solo che il suo valore va misurato con un metro diverso da quello del negozio. Esserne consapevoli è fondamentale per affrontare la vendita preparati e senza brutte sorprese.

Certo, ecco la sezione riscritta in modo naturale e umano, come se fosse stata redatta da un esperto del settore, seguendo lo stile degli esempi forniti.


Oltre le 4C: certificazione e altri dettagli che fanno la differenza

Le 4C sono il cuore della qualità di un diamante, è vero, ma fermarsi lì sarebbe come giudicare un'auto di lusso solo dal motore, ignorando tutto il resto. Per capire davvero quanto vale un diamante usato da 1 carato, bisogna guardare oltre e considerare altri elementi che, credetemi, possono spostare l'ago della bilancia in modo significativo.

Il primo, e il più importante, è senza dubbio il certificato gemmologico.

Pensateci un attimo: il certificato è il passaporto del vostro diamante. Non è un pezzo di carta qualunque, ma il documento d'identità ufficiale della pietra, che ne attesta le caratteristiche in modo oggettivo e inconfutabile. Tentare di vendere un diamante senza certificato è un po' come vendere una casa senza l'atto di proprietà: si può fare, certo, ma preparatevi a un percorso complicato e a un'offerta decisamente più bassa.

Illustrazione di un diamante brillante con certificato di qualità e un anello, simbolo di autenticità e valore.

Il "passaporto" che apre le porte del mercato

Per ottenere la massima valutazione possibile, un certificato emesso da un laboratorio di fama mondiale non è un optional, è una necessità. Nel nostro settore, i nomi che contano sono sostanzialmente tre:

  • IGI (International Gemological Institute): Molto presente in Europa, è una garanzia di analisi rigorose. A Milano, affidarsi a un gemmologo diplomato IGI vuol dire mettersi in mani sicure.
  • GIA (Gemological Institute of America): È il punto di riferimento assoluto a livello globale, l'istituto che ha letteralmente inventato lo standard delle 4C. Un certificato GIA è una garanzia riconosciuta ovunque.
  • HRD (Hoge Raad voor Diamant): Basato ad Anversa, il cuore pulsante del commercio mondiale di diamanti, è un'altra eccellenza del settore.

Un diamante con uno di questi "passaporti" si vende più facilmente e a un prezzo migliore. Perché? Semplice: l'acquirente sa esattamente cosa sta per comprare, senza dubbi né incertezze. Una pietra non certificata, invece, va analizzata da capo, e i costi e i rischi di questa perizia vengono inevitabilmente scaricati sul prezzo che vi verrà offerto.

Per darvi un'idea concreta: la presenza di un certificato IGI, GIA o HRD può far lievitare il valore di realizzo di un diamante anche del 30-40% rispetto a una pietra identica ma senza documenti. È la differenza che passa tra una stima basata su certezze e una fondata su pure supposizioni.

E la montatura? Il valore nascosto nel gioiello

Un altro aspetto che spesso si tende a sottovalutare è la montatura: l'anello, il ciondolo o l'orecchino in cui il diamante è incastonato. Il suo peso sul prezzo finale dipende tutto da un fattore: la firma.

Se il gioiello porta la firma di una grande maison – pensiamo a Cartier, Bulgari, Tiffany & Co. o Van Cleef & Arpels – allora la musica cambia. In questi casi, il marchio e il design hanno un valore aggiunto che va ben oltre il semplice peso dell'oro o del platino. Un anello "Trinity" di Cartier, per fare un esempio, ha un suo valore come oggetto iconico, che si somma a quello della pietra.

Nella stragrande maggioranza dei casi, però, quando il gioiello non è firmato, la montatura viene valutata quasi solo per il suo valore di fusione. Questo significa che l'oro o il platino vengono pesati e pagati in base alla quotazione di mercato del giorno, né più né meno di un qualsiasi altro rottame prezioso.

L'occhio del perito: lo stato di conservazione

Infine, un gemmologo professionista non si ferma alla carta, ma esamina la pietra con un occhio esperto, alla ricerca di ogni minimo segno del tempo. Piccoli graffi, abrasioni sulla superficie o lievi scheggiature sui bordi (la "cintura"), anche se invisibili a occhio nudo, possono incidere sulla valutazione.

Il motivo è pratico: per eliminare queste imperfezioni, il diamante andrebbe rilavorato e lucidato. Questo processo, per quanto lieve, comporta sempre una piccola perdita di peso. E come abbiamo già visto, meno carati significano meno valore.

Il mio consiglio? Quando andate a far valutare il vostro diamante, portate con voi tutto quello che avete: certificato originale, scatola, eventuali ricevute d'acquisto. Fornire una documentazione completa è il modo migliore per permettere al perito di farvi un'offerta trasparente e corretta, allineata al reale valore di mercato.

Come ottenere una valutazione professionale del tuo diamante

Decidere di vendere un diamante è un passo importante. E per essere certi di ottenere il giusto prezzo per un diamante da 1 carato usato, l'unica strada percorribile è quella di una valutazione fatta da professionisti. Ma in una città come Milano, come si riconosce un esperto davvero affidabile? E come si arriva preparati a un appuntamento che, a volte, può mettere un po' di soggezione?

L'obiettivo è semplice: trasformare questo processo in un'esperienza chiara e trasparente, dove sei tu ad avere il controllo. Affidarsi a un gemmologo qualificato o a un operatore storico del settore non è solo una scelta intelligente, ma una vera e propria necessità per tutelare il valore del tuo bene.

Una donna valuta documenti su una scrivania con un diamante e uno strumento di valutazione, sullo sfondo una città.

Scegliere il professionista giusto a Milano

Il primo passo è scegliere con chi parlare. A Milano il panorama è vasto, ma i criteri per riconoscere un operatore serio sono sempre gli stessi. Cerca un gemmologo diplomato presso istituti riconosciuti a livello internazionale, come l'IGI (International Gemological Institute), la cui competenza è certificata e garantita.

Un professionista affidabile ti offrirà sempre una valutazione gratuita e senza alcun impegno. Diffida da chi ti chiede un compenso per una prima analisi o, peggio, ti mette fretta per concludere subito la vendita. La trasparenza è tutto: un operatore serio ti spiegherà ogni passaggio dell'analisi, ti mostrerà la pietra al microscopio e ti illustrerà come le sue caratteristiche (le famose 4C, la fluorescenza, etc.) influenzano l'offerta finale.

La professionalità si riconosce anche dalle autorizzazioni. Un operatore qualificato, come un "Operatore Professionale in Oro" iscritto alla Banca d'Italia, segue protocolli rigorosi che tutelano il cliente in ogni fase, dalla valutazione fino al pagamento.

L'appuntamento con il gemmologo: cosa aspettarsi

Una volta fissato l'appuntamento, è normale sentirsi un po' in ansia. Sapere cosa succederà ti aiuterà ad affrontare l'incontro con molta più sicurezza. L'analisi, di solito, si svolge in due fasi.

Prima di tutto, il gemmologo esaminerà i documenti che hai portato con te. Subito dopo, passerà all'analisi tecnica della pietra, che spesso viene smontata dalla sua incastonatura per un esame più accurato e senza "interferenze" visive. Userà strumenti specifici come il microscopio, la lampada a luce ultravioletta per controllare la fluorescenza e la bilancia di precisione per confermare il peso in carati.

Questo processo non è un mistero. Un buon perito ti coinvolgerà, spiegandoti passo dopo passo cosa sta osservando. Potrebbe, ad esempio, mostrarti le inclusioni interne che determinano il grado di purezza o la sfumatura di colore che posiziona la gemma su un punto preciso della scala internazionale.

Checklist per una valutazione senza sorprese

Arrivare preparati è il modo migliore per ottenere una valutazione corretta e trasparente. Abbiamo creato una piccola checklist per aiutarti ad avere tutto il necessario e a sapere quali domande fare per capire fino in fondo l'offerta che riceverai.

Checklist per la tua valutazione gemmologica

Questa tabella è un semplice promemoria per assicurarti di non dimenticare nulla di importante quando vai a far valutare il tuo diamante.

Azione da compiere Perché è importante Note
Raccogli tutta la documentazione Il certificato originale (IGI, GIA, HRD) è il documento chiave per massimizzare il valore. Porta anche la scatola originale e la ricevuta d'acquisto, se le hai ancora.
Porta un documento d'identità È obbligatorio per legge per qualsiasi transazione di preziosi. Garantisce la tracciabilità. Patente o carta d'identità in corso di validità sono perfette.
Poni domande specifiche Chiedere come è stata calcolata l'offerta ti aiuta a capire la logica dietro la valutazione. Domande utili: "A quale listino fate riferimento?", "Come incide lo stato di conservazione?".
Non avere fretta di decidere Un'offerta seria è sempre valida per un tempo ragionevole, dandoti modo di riflettere. Chiedi se è possibile avere una copia scritta della valutazione, è una buona prassi.

Seguire questi semplici passaggi ti permetterà di affrontare il processo con la mentalità giusta. Ricorda, una valutazione professionale è solo uno dei tanti servizi specializzati che un operatore affidabile mette a disposizione per garantire la massima tranquillità ai propri clienti.

Domande frequenti sul valore dei diamanti usati

Entrare nel mondo dei diamanti usati può far sorgere parecchi dubbi. È normale. Per questo abbiamo raccolto le domande più comuni, con risposte chiare e dirette, per aiutarti a capire davvero il valore del tuo diamante e come funziona il mercato secondario. L'obiettivo è darti strumenti pratici per muoverti con più sicurezza.

Qui sotto tocchiamo i punti più caldi: dal perché un diamante perde valore appena esce dal negozio, a come gestire una pietra senza certificato, fino a capire se la montatura conta qualcosa e quale taglio è un investimento più sicuro.

Quanto si svaluta un diamante dopo l'acquisto?

Questa è la domanda più spinosa, e la risposta è puramente commerciale. La svalutazione iniziale di un diamante non c'entra nulla con la sua qualità, ma dipende da fattori fiscali e di mercato. Il prezzo che paghi in gioielleria, infatti, include l’IVA (al 22%), il margine di guadagno del negoziante e tutti i costi di gestione.

Questi elementi, che possono pesare dal 35% al 60% sul prezzo finale, si azzerano completamente nel momento in cui lo rivendi. Un compratore professionista, infatti, non guarderà a quanto l'hai pagato, ma si baserà sul valore "all'ingrosso" della gemma, ignorando tutti i costi aggiuntivi che hai sostenuto tu.

Pensa a un'auto nuova: appena esce dal concessionario, perde subito valore. Per i diamanti il principio è molto simile. Il prezzo in negozio copre un'esperienza d'acquisto, un servizio e un brand; il prezzo di rivendita, invece, si concentra solo sul valore intrinseco della pietra.

Posso vendere un diamante senza certificato?

Sì, certo che puoi. È assolutamente possibile vendere un diamante anche senza il suo certificato gemmologico. È importante però essere consapevoli che la mancanza di questo documento influenzerà sia la valutazione finale che la velocità della vendita.

Un certificato di un laboratorio autorevole (IGI, GIA, HRD) è come il passaporto del diamante: ne attesta le caratteristiche in modo oggettivo e imparziale. Se non ce l'hai, chiunque sia interessato all'acquisto dovrà far analizzare la pietra da un proprio gemmologo.

Questa necessità di una nuova perizia introduce incertezza e un costo aggiuntivo per l'acquirente. Di conseguenza, l'offerta che riceverai sarà quasi sempre più bassa rispetto a quella per un diamante identico ma certificato, proprio per compensare questo "rischio" e le spese di analisi.

Il valore della montatura viene considerato?

La risposta breve è: dipende. Nella stragrande maggioranza dei casi, se il gioiello non è firmato da una grande maison, la montatura viene valutata semplicemente per il suo valore di fusione. In pratica, il metallo (oro o platino) viene pesato e pagato in base alla quotazione del giorno, come un qualsiasi altro rottame prezioso.

Tutto cambia, però, se il gioiello porta una firma prestigiosa: Cartier, Bulgari, Tiffany & Co., Van Cleef & Arpels e così via. In questo scenario, il design iconico e la forza del brand aggiungono un valore che va ben oltre il semplice peso del metallo. Un pezzo firmato è un oggetto di design con un suo mercato specifico, e viene valutato nel suo insieme. Se vuoi approfondire, puoi trovare altre informazioni nelle nostre domande frequenti sul valore dei preziosi.

Quale taglio di diamante mantiene meglio il valore?

Se guardiamo alla capacità di mantenere il valore e alla facilità di rivendita, il taglio a brillante rotondo è il re indiscusso del mercato. La sua popolarità non è una semplice moda: la sua geometria, con 57 o 58 faccette, è il risultato di studi matematici per massimizzare la luce, il fuoco e la brillantezza della pietra.

Questa domanda costante a livello globale rende un brillante rotondo molto più semplice da rivendere rispetto ai tagli cosiddetti "fancy" come il princess, lo smeraldo o il cuore. Questi ultimi sono splendidi, certo, ma incontrano gusti più di nicchia e possono richiedere più tempo per trovare l'acquirente giusto.

Scegliere un brillante rotondo, quindi, non è solo una questione estetica, ma anche una mossa strategica per chi vede il diamante come un bene rifugio che deve restare facilmente commerciabile.


Se desideri una valutazione precisa e trasparente per il tuo diamante a Milano, affidati all'esperienza di Boutique del Gioiello s.r.l.. Il nostro gemmologo diplomato IGI è a tua disposizione per una perizia professionale, gratuita e senza impegno.